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La Settimana Sovversiva

Negli ultimi giorni la Settimana Sovversiva ha latitato per un ottimo motivo: ho finito il mio libro, quello nato proprio in questa newsletter, e sono stato letteralmente sommerso dagli ordini. Sono felice perché è un’autoproduzione da cima a fondo, e quindi mi permette ragionare fuori dai soliti meccanismi competitivi. Posso regalare la versione digitale e vendere quella fisica a meno della metà degli standard del settore. Avrei potuto “guadagnarci di più” se avessi scelto un prezzo più alto, ma fuori dalla logica competitiva il mio obiettivo non è diventare ricco. Ho messo l’anima in questo libretto e penso che rimettere in discussione lo smartphone sia un atto fondamentale di hacking del sé, nonché un primo passo per scardinare altre catene e fare qualcosa di significativo, tanto nella dimensione individuale quanto in quella collettiva. L’obiettivo è che “Liberare il mio smartphone per liberare me stesso” giri il più possibile, magari toccando in modo positivo qualche vita. Per questo l’ho liberato! Nei prossimi giorni inizierò anche a organizzare le prime presentazioni, quindi fatemi un fischio se avete un locale/una libreria/una stalla dove dargli un po’ di spazio.

L’inaugurazione di un’anziana star dei reality show come presidente degli Stati Uniti ha creato un’occasione d’oro per l'allegra rimpatriata dei broligarchi della tecnologia.

Non manca nessuno.

C’è Jeff Bezos, padrone di Amazon, una delle realtà più inquinanti del pianeta, la stessa in cui i fattorini si trovano costretti a orinare nelle bottiglie di plastica per stare dietro ai ritmi delle consegne. Negli ultimi giorni Jeff ha chiuso tutte gli stabilimenti di Amazon in Quebec, lasciando a casa più di 1700 lavoratori. Il motivo? Avevano avuto l'ardore di organizzarsi in sindacati per chiedere condizioni più eque. Che faccia tosta, eh?

C'è Elon Musk, che si comporta come un dodicenne in una chat vocale di Call of Duty, ma che ha abbastanza soldi da influenzare la politica mondiale. Ha comprato Twitter e l'ha trasformato nella base operativa della nuova ondata di xenofobia e transfobia. Dopo aver fatto disastri negli USA, ora ci sta provando in Europa (e ahinoi, ha trovato terreno fertile anche in Italia).

C'è Shou Zi Chew, CEO di TikTok, lì per una bella leccata di stivali al nuovo capo, con il quale ha organizzato lo squallido teatrino di "Trump salva TikTok". C'è Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, che durante il genocidio a Gaza non ha mai smesso di lavorare con le IDF, alle quali ha fornito accesso alle sue tecnologie di IA.

E per finire c'è Mark Zuckerberg, che ha sentito il vento soffiare verso destra e ha annunciato una svolta reazionaria e transfobica delle sue (già tossicissime) piattaforme. Un uomo fissato con l'impero romano e l'MMA, che recentemente ha detto: "Il mondo corporate è stato culturalmente castrato. L'energia maschile è positiva, e la società ne ha molta, ma la cultura corporate sta cercando di allontanarsene. [...] Credo che una cultura che celebri di più l'aggressività abbia i suoi meriti." Brrr. Ecco cosa ci serve! Più aggressività.

Da qualche parte c'era pure Sam Altman, il gran mogol di OpenAI, che ha "cambiato idea su Trump". Il potere rispetta solo il potere, del resto. Tutti questi broligarchi si sono inginocchiati alla corte del nuovo presidente, ma non solo: ognuno di loro ha donato un milione di dollari al fondo per la sua festa di incoronazione.

Che fatica, eh? Ma scandalizzarci non serve a niente. Anzi, scandalizzarsi fa il loro gioco, perché lamentandoci facciamo pubblicità alle loro idee, soprattutto se lo facciamo sulle piattaforme che controllano (e quindi sottostando alle loro regole). Detto questo, non ne posso più di sentir dire che sono un male necessario, che il mondo va così e noi non ci possiamo fare niente. È una bugia.

Il problema è il loro potere, e il potere glielo diamo noi, quotidianamente, su base volontaria, lasciando che le comodità che ci hanno offerto siano al centro della nostra vita. C'è una correlazione diretta tra il nostro utilizzo dei loro servizi e il potere economico e politico che ottengono.

Avete presente il Signore degli Anelli? Ecco, siamo in una situazione simile. Sauron, l'oscuro signore, riesce a soggiogare gli umani offrendo loro gli anelli del potere, fantastici dispositivi con GPS, schermo OLED e i giga infiniti. Gli anelli del potere avevano delle funzioni comodissime, ma Sauron aveva segretamente forgiato l'Unico anello, "per domarli, ghermirli e nel buio incatenarli". I re umani che li avevano accettati si trovarono sotto il controllo dell'oscuro signore e fecero così tanto doomscrolling da diventare Nazgûl... OK, sto mescolando le cose, ma ci siamo capite.

Il parallelo è meno azzardato di quanto sembri. Abbiamo accettato degli artefatti magici, gli smartphone, dei quali il 99% dell'utenza non conosce il funzionamento, e li abbiamo resi parte della nostra vita, fino a non poterne fare più a meno. Ora stiamo realizzando che quegli oggetti ci spiano e ci manipolano, esattamente come succedeva nella fantasia di Tolkien.

Questa però non è la Terra di Mezzo, e noi l'opzione di toglierci gli anelli ce l'abbiamo. Non c'è nulla, se non la FOMO, a tenerci legati a Facebook, Instagram, TikTok e affini. Cosa ci impedisce di mollarli?

Non è una domanda retorica. Davvero, cosa ci impedisce di mollarli? Parliamone. Chiediamocelo sinceramente, diamoci risposte oneste e cerchiamo soluzioni comuni. È il momento di fare un esame di coscienza, perché se fino a poco tempo fa usarli poteva sembrare una scelta neutrale (pur non essendolo mai stata), ora abbiamo la certezza che non lo sia. Tra l'altro, e questo sarà il tema della prossima Settimana Sovversiva, ciò che ci offrono è sempre più scadente e lontano da ciò che ci era stato promesso.

Ho scritto un libro sulla liberazione dei nostri smartphone perché sono convinto che siano la chiave di volta che regge tutto lo sfruttamento che ci autoinfliggiamo. Se rimettiamo in discussione il rapporto che abbiamo con i rettangoli che ci portiamo in tasca, possiamo ridefinire la nostra relazione con le piattaforme commerciali e riprenderci, pezzettino dopo pezzettino, il potere che regaliamo a queste persone.

La consapevolezza è sovversiva, e secondo me i broligarchi la temono più delle fiamme di Monte Fato.

Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit

TELE KENOBIT

Questa sera c'è la seconda puntata di Jonathan Dimensione AESTHETICA, un approfondimento sulla storia dell’arte diretto dal Dottor Pira e da Michele Sala. Qui potete trovare i video dell’anno scorso, se siete impazienti. Lo trovate su Tele Kenobit alle 21:30.

PROSSIMI CONCERTI

Ecco le mie prossime date!

15 febbraio - Circolo Ribalta, Vignola (MO) Porterò dalle amiche del collettivo Micelio la mia combo di chiacchiere, fanzine e musica a 8 bit.

La Settimana Sovversiva
illustrazioni di Gianluca Folì