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La Settimana Sovversiva

È un periodo molto difficile per chi possiede un cuore funzionante. Ogni giorno ci giungono notizie di orrori sempre più disumani, ed è struggente come sembrino diventati la nuova normalità. Il fatto che stia succedendo nell’era degli smartphone e dei social media rende la situazione ancora più complessa, perché volenti o nolenti siamo tutte testimoni. A volte mi sento come se fossi costretto a guardare un incidente al rallentatore, che non posso fermare, per quanto lo voglia, come in quegli incubi in cui non riesci a scappare. E se è un incubo per me, figuriamoci come dev’essere per chi gli orrori li sta vivendo in prima persona.

In alcuni momenti la disperazione sembra l’unica reazione ragionevole. A volte sento una vocina che mi dice di mollare il fardello della speranza, che è tutto perduto, e che tanto vale accomodarmi con la testa sotto la sabbia, insieme a chi ha il privilegio di infilarcela. Il tutto mentre fuori piovono bombe e i bambini muoiono di fame. Parlo di Palestina, chiaramente, ma non è che il resto sia rose e fiori. Non starò qui a fare una rassegna dei mali del mondo, anche perché la Settimana Sovversiva nasce per farvi iniziare la settimana con un pensiero combattivo, non con la discografia dei Joy Division. Il punto non è questo.

Ultimamente sento sempre più persone dirmi che è troppo tardi, che è andata così, che non c’è più niente da fare. Abbiamo rotto la nostra civiltà oltre ogni possibilità di ripararla e adesso dobbiamo solo aspettare che finisca, come in quelle partite a Risiko dove hai perso tutto ma devi comunque aspettare due ore che gli altri finiscano di conquistare quei dannati 24 territori. Capisco perfettamente da dove arrivano questi pensieri. Non sono qui per sminuirli e anzi, se vi stanno facendo male vi abbraccio e vi ricordo che potete rispondere a questa mail, anche solo per scambiarci un pizzico di contatto umano. Però vi invito a lottare per tenervi stretta la speranza, perché è la chiave di tutto.

La disperazione ci viene venduta come una reazione logica, da persone adulte e mature, ma in realtà è la rinuncia a qualsiasi possibilità di cambiamento. È la bandiera bianca. È vero, siamo in una situazione gravissima e sminuirla sarebbe sciocco e irresponsabile, ma rinunciare alla speranza è una resa incondizionata. Ci disinnesca, perché quando smettiamo di sperare perdiamo la capacità e la spinta per immaginare un futuro diverso.

Se smettiamo di credere nella possibilità del cambiamento, rischiamo noi stessi di diventare la zavorra.

Continuare a sperare oggi è un atto di coraggio e resistenza, che ci fa tenere gli occhi aperti, nonostante gli orrori, perché solo così potremo vedere le occasioni di fare qualcosa di concreto. E se è vero che il mondo è cattivo, è altrettanto vero che è pieno di persone e realtà che ci danno motivi concreti per non rassegnarci al Game Over, per fare qualcosa in prima persona, pur nel nostro piccolo. Che poi, ricordiamolo, qualsiasi grande movimento è composto da tante minuscole prese di coscienza individuali.

La speranza è una necessità strategica e concreta, in questo momento storico. Dobbiamo averne cura e difenderla da chi cerca di spegnerla, perché sa che quando sarà estinta avrà veramente vinto la partita. Anche se così non fosse, preferisco correre il rischio di essere un illuso ad arrendermi e lasciarmi travolgere dal male, fino a farmi desensibilizzare.

Qualche settimana fa vi ho raccontato di Mahmoud e molte di voi si sono unite alla nostra piccola iniziativa di mutuo aiuto (a proposito, ho mandato la prima mail di aggiornamento a chi ha partecipato, se avete donato e non l’avete ricevuta scrivetemi e vi aggiungo alla prossima). Come sapete, da allora la situazione è precipitata e ci sono stati momenti in cui davvero la disperazione mi è sembrata l’unica via possibile. Per fortuna le persone stupende con cui condivido lo sforzo non hanno mai smesso di sperare, anche davanti all’orrore, e la loro stupenda irragionevolezza ha fatto partire telefonate, contatti e azioni concrete che alla fine hanno fatto succedere un miracolo. È una piccola luce nell’oscurità, ma è pur sempre una luce, perché quello che ha funzionato potrà essere replicato e il meccanismo che l’ha fatto succedere ci ha lasciato con nuove alleate, che potremo a nostra volta aiutare. Non vi racconto i dettagli qui, perché sono questioni personali e umane che non vanno spettacolarizzate, ma è la dimostrazione che continuare a sperare anche quando sembra tutto perduto non è un capriccio, ma un atto di lucidità.

Vi auguro un lunedì pieno di speranza.

Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit

CONCERTI ED EVENTI

7 giugno - Nadir, San Benedetto del Tronto Combo talk + concerto con Game Boy

10 giugno - Grosseto Un evento in piazza, presto più info

27 giugno - eXSnia, Roma Concerto potentissimo!

28 giugno - Ex Asilo Filangieri, Napoli Felicissimo di tornare a Napoli a suonare!

Zona Warpa:
17 maggio, MACERATA, Sisma
21-22 giugno, TORINO, CSOA Gabrio
4-5 luglio, ROMA, CSOA Forte Prenestino
20-21 settembre, MILANO, Cascina Occupata Torchiera

SCALPO

Vi ricordo che anche questa sera, a Cantù, ci sarà SCALPO, la serie di letture organizzate da Savohead, dedicata a “Fa’ che questo ti radicalizzi” di Kelly Hayes e Mariame Kaba, tradotto e pubblicato in italiano da Robin Book Gang. Trovate tutte le informazioni sul sito! Su Castopod c’è già la prima puntata e se volete entrare nella comunità c’è anche un server Matrix. Stasera ci sarò anch’io!

Buona Settimana Sovversiva! Se vi va, condividete questa mail con le vostre persone care e come sempre, se volete, rompere il muro della socialità online scrivendomi a kenobit@protonmail.com!

La Settimana Sovversiva
illustrazioni di Gianluca Folì