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La Settimana Sovversiva

Mi capita spesso che mi dicano che sembro più giovane di quanto non sia. “Te li porti bene!” “Ne dimostri di meno!” So benissimo che vuole essere un complimento, fatto da una persona animata dalle migliori intenzioni nei miei confronti. Sulla carta è una cosa gentilissima da dire e la ricevo come tale. Apprezzo l’intento, non mi offendo e incasso il piccolo ego boost. Ho 43 anni, uno dei momenti in cui inizi a riflettere seriamente sul concetto di vecchiaia. Sentirmi inserito nella squadra dei giovani, inutile negarlo, mi fa piacere. È come se rinviasse l'urgenza di certi pensieri sulla vita, l'esistenza, l'universo e tutto il resto. È un tasto snooze.

Forse è per questo che i complimenti sull'età mi sembrano una trappola. In superficie ti solleticano la vanità, ma sotto sotto ti lanciano addosso un messaggio ben preciso: non tanto che la giovinezza sia bella, ma che l'invecchiamento sia una cosa poco desiderabile. Come mai? Ogni volta che ne ricevo uno inizio a farmi un sacco di domande. Cosa succederà quando non me lo diranno più? Del resto, col passare del tempo, complice quella spolverata di bianco nella barba, gli episodi si stanno diradando. Sembrare giovane mi rende più appetibile? Più efficace? Proietta un'immagine di successo? E allora cosa succederà quando, inevitabilmente, ogni apparenza di gioventù avrà lasciato il mio corpo? Varrò di meno? Mi sembrano dei complimenti a orologeria, destinati a scoppiare il giorno in cui le rughe sul viso saranno più evidenti.

Se essere giovani è bello e invecchiare è brutto, mi sembra che ci stiano fregando per l'ennesima volta. Tutte invecchiamo, inesorabilmente, e il messaggio subliminale è che con gli anni perdiamo valore. Certo, avere vent'anni è stato divertentissimo, ma non lo rifarei. Mi piace la mia barba sale e pepe e questo gioco dell'accumulare esperienze e consapevolezze mi dà grande piacere. Perché devo avvelenarmi l'inevitabile esperienza dell'invecchiamento? Non posso rivendicare il piacere della crescita e dell'evoluzione? E anche se il cambiamento volesse dire essere meno scattante e prestante fisicamente, perché devo volermi male? Varrò di meno perché non sarò più in grado di saltare uno steccato? Sento un poderoso "no" che mi si agita nelle budella.

Non posso non pensare anche a uno dei vari privilegi che mi garantisce il mio status di maschio bianco cis: sin da bambino ho sentito quella fregnaccia patriarcale per la quale gli uomini, con l'età, diventano "più affascinanti". Le donne, invece, iniziano a invecchiare molto prima, o meglio vengono costrette da subito a misurarsi con il numero anagrafico. Penso sempre a How I met your mother (che vi sconsiglio di tutto cuore), dove il playboy interpretato da Neil Patrick Harris parla con orrore delle donne che compiono 30 anni, come se varcassero una soglia che sancisce la fine della loro appettibilità. Che tristezza cosmica, e che grandissima stronzata.

Siamo sotto le feste, e come sempre Instagram inizia a fare leva sulle nostre debolezze, per spremere tutto il nostro potenziale di target pubblicitari. Quest'anno mi propone fitness, con il messaggio specifico di come sembrare più giovane e suscitare invidia tra i parenti. E non solo! Sedicenti guru della seduzione vorrebbero vendermi corsi per attrarre ragazze più giovani. Certo, perché se una donna perde valore con gli anni, allora il mio valore di uomo aumenta se ho rapporti con più giovani possibili. Poco importa se ne hanno venti in meno di me e se si innescano rapporti di potere iniqui e/o manipolatori. Brrrr. È un meccanismo tossico. A volte penso che la nostra incapacità di confrontarci con l'invecchiare generi mostri. Non serve rievocare il fantasma di Berlusconi per capire che considerare le donne come merce destinata ad andare a male sia uno dei problemi centrali del patriarcato. C'è anche una questione squisistamente politica e di classe, perché chi fa mestieri logoranti invecchia più rapidamente, e anche perché ogni passo verso la vecchiaia ci allontana dalla vetta della nostra produttività. A un certo punto smettiamo di essere in grado di produrre, e per il capitalismo diventiamo solo una zavorra. Il culto della giovinezza a tutti i costi ci disumanizza.

Non siamo oggetti statici, siamo esseri che si evolvono e cambiano forma, perdono alcune abilità e ne acquistano altre. Mi sembra così triste rinnegare questo dono e incaponirsi su una battaglia che non possiamo vincere. Chiaro, nei limiti del possibile cerco di tenermi in forma, non per fare finta di avere qualche anno in meno, ma per potermi godere la vita il più possibile. È una questione di salute, non di ego. Voglio avere esattamente gli anni che ho. E, considerando che non ci sono alternative, accettarlo mi sembra una via verso la felicità. O, meglio, non accettarlo mi sembra una ricetta per lo sconforto permanente.

Rivendichiamo la potenza delle nostre età e rimettiamo in discussione il nostro concetto di valore!

Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit

LIBRO IN STAMPA

Il mio nuovo libro, "Assalto alle piattaforme", è in stampa. Uscirà in libreria in gennaio, ma sarà acquistabile online già da dicembre. Appena sarà disponibile, ve lo segnalerò qui. Nel frattempo, ho iniziato a registrare la versione audiolibro, che sarà gratuita e pubblicata a puntate su podcast.kenobit.it, la mia istanza Castopod. Mi piace molto l'idea, anche se non sono uno speaker professionista, perché così il libro sarà accessibile anche a chi, per qualsiasi motivo, non ha modo/tempo di leggere. Vi linkerò tutto qua, quando sarà pronto.

APPUNTAMENTI IN ARRIVO

6+7 dicembre - Pisa - Sarò al rifugio per animali Ippoasi, il 6 con un concerto di Game Boy e il 7 con una performance ambient. Tutto a benefit della struttura!

11 dicembre - Gaeta - Suonerò i miei Game Boy alla Casamatta. Non vedo l'ora, non sono mai stato a Gaeta!

12 dicembre - Cosenza - Presto più info

13 dicembre - Reggio Calabria - L'ultimo concerto dell'anno! Sarò all'Interzone con i miei Game Boy.

Buona Settimana Sovversiva!

La Settimana Sovversiva
illustrazioni di Gianluca Folì