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La Settimana Sovversiva

I videogiochi sono una delle grandi passioni della mia vita. Sono stati una forza guaritrice quando ero bambino, una fonte di stimoli negli anni cruciali della preadolescenza e un motore di socialità in quelli più selvaggi delle scuole superiori. Arrivato alle soglie della vita adulta, hanno cambiato per sempre il mio futuro, realizzando il sogno che avevo da bambino: scrivere sulle riviste di videogiochi. Quel sogno è stato poi disintegrato dalla morte della carta stampata (grazie, capitalismo!), ma gli incontri di quel periodo magico mi hanno messo sulla via che mi ha portato dove sono adesso. Mi hanno dato molto.

La cosa più inaspettata che mi hanno dato è una lente con la quale interpretare il mondo. A volte mi ritrovo a usare le categorie del game design per capire ciò che mi circonda, e altre ancora l’atto di giocare mi trasmette insegnamenti profondi. Un’illuminazione può arrivare persino giocando a Wordle.

Per chi non lo conoscesse, Wordle è un gioco del New York Times che ogni giorno propone una parola di cinque lettere da indovinare in sei tentativi. Normalmente, grazie agli indizi che si apprendono con ogni errore, le partite più riuscite arrivano alla soluzione in tre tentativi. Cliccate qui per vedere il Wordle di oggi (spoiler, ovviamente).

Niente male, eh? :D

Data la popolarità del gioco, sono spuntate persone un po’ noiose che hanno studiato le probabilità e hanno isolato una serie di parole iniziali che ottimizzano le chance di trovare più indizi. Roba tipo SLATE, LINGO, ADIEU e affini. Che barba, però, iniziare sempre con la stessa parola! Certo, usarle mi avvantaggia, ma mi priva anche del brivido di una scelta, dell’istinto, dell’improvvisazione. Cos’è la vittoria? Il risultato o l’esperienza?

Venerdì una deliziosa improbabilità mi ha dato la risposta. Ecco il mio Wordle di quel giorno:

wordle risolto in un solo tentativo

Vedendo le lettere colorarsi di verde, una dopo l’altra, ho provato un brivido. Il mio istinto del giorno ha indovinato! C’era una probabilità su 2315. A saperlo compravo un Gratta e Vinci. Scherzo, odio il gioco d’azzardo e le tasse sui sogni, ma non divaghiamo. Sono rimasto lì a fissare lo schermo, cercando di elaborare l’accaduto.

Da un lato, oggettivamente, avevo vinto alla grande. Una run perfetta, indovinata al primo colpo. Poi ho realizzato che la mia partita era finita. GAME OVER. Non avevo fatto la partita perfetta, anzi, avevo perso. Avevo azzeccato al primo colpo l’unica parola che mi avrebbe tolto ciò che desideravo in quel momento: giocare.

Indovinare al primo colpo è l’unico modo di perdere a Wordle. Mi sono goduto l’eccezionalità dell’evento, certo, ma il mio spirito ludico è rimasto a bocca asciutta. Non ho nessuna intenzione di mettermi a fare filosofia spiccia, né di rigurgitare il cliché del successo che è “un viaggio, non una destinazione”.

Penso solo che, per iniziare in modo sovversivo la nostra settimana, possa farci bene riflettere su cosa sia realmente il successo. Io penso che sia una delle prime cose che dobbiamo ridefinire, insieme al concetto di fallimento.

Voglio fallire di più e non essere ossessionato da un’idea di successo arrivata dall’alto.

Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit


IL MIO TALK SU INSTAGRAM

Oggi abbiamo parlato di cose improbabili, quindi mi sembra appropriato fare la cosa meno probabile per una puntata della Settimana Sovversiva: linkarvi un contenuto su Instagram! C'è però un buon motivo: è il discorso che abbiamo fatto pochi giorni fa al Limo Club, nel quale io e Luca Rizzitello abbiamo parlato di capitalismo delle piattaforme e sparato fango su Meta e affini per quasi un'ora. Sono molto contento di com'è venuto. Se vi va, ascoltatelo e condividetelo in quella landa disperata!

Ciao!

La Settimana Sovversiva
illustrazioni di Gianluca Folì