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La Settimana Sovversiva

Ultimamente ho fatto un grande cambiamento, nella mia vita. Erano anni che esploravo il mondo del software libero, ma le recenti politiche di Microsoft sono state l’ultima goccia e ho deciso di tuffarmi.

Ho installato GNU/Linux su tutti i computer che uso e mi sono posto l'obiettivo di usare solo software non proprietario. Il software libero e open source è una scelta pratica, perché ci permette di sapere con certezza cosa sta succedendo nel nostro computer (l'opposto di quel che succede con l'algoritmo di Instagram), e ideologica, perché vuol dire credere nel sapere tecnologico come bene collettivo.

L'accento si sposta dal profitto delle singole aziende alla ricchezza e alla libertà delle masse.

Per molti versi mi sembra l'equivalente informatico di smettere di mangiare carne: all'inizio richiede un piccolo sforzo e la voglia di cambiare qualche abitudine, ma poi si rivela più facile del previsto e ti rendi conto che ti fa stare bene.

Oggi non voglio parlarvi tanto del software libero in quanto tale, ma del fatto che è uno "strumento libero", pensato per tutelare la libertà di chi lo usa. La mia tesi è che gli strumenti liberi hanno il potere magico di farci capire meglio cos'è la libertà, facendocela toccare con mano, e nel farlo ci rendono più liberi, perché le categorie mentali che sblocchiamo in un contesto poi si applicano anche a tutti gli altri.

Dico sempre che non è vero che il "fine giustifica i mezzi," bensì che "i mezzi sono il fine e il fine sono i mezzi". Non arriveremo mai all'utopia comportandoci in modo non utopico, e qualsiasi utopia smetterebbe di essere tale se i membri della sua società smettessero di comportarsi in modo utopico. La rivoluzione non finirà mai, in quest'ottica. Lo trovo un pensiero rasserenante, perché vuol dire che nessun atto di ribellione è inutile, anche se ci viene dipinto come un capriccio.

Non raggiungeremo mai la libertà se i nostri strumenti sono gabbie e catene. L'utopia è un metodo.

La prima rivoluzione è quella che facciamo nelle nostre teste, e in quest'ottica assaggiare la libertà è la cosa più potente, perché ci fa capire che esiste e che possiamo raggiungerla. Ci dice, di fatto, che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e che possiamo mettere in dubbio tutto ciò che ci viene spacciato come "ordine naturale delle cose". Ci permette di credere veramente nel cambiamento, non come traguardo astratto ma come prassi.

Usare strumenti liberi ci dà anche importanti lezioni sulla loro storia e ci dona una comprensione più sfaccettata della realtà. Per esempio, il free software mi ha fatto capire che la condizione primigenia è la libertà, e non il contrario. L'informatica delle origini nasce intorno alla condivisione del sapere, e molti dei progressi alla base delle nostre vite digitali di oggi derivano proprio dalla forza creativa nata dall'incontro spontaneo degli intelletti. Solo con l'arrivo degli sponsor e degli interessi privati il software è diventato "chiuso". Vi cito un passaggio rilevante:

[...] fino alla fine degli anni Settanta, quando il mercato del software non si era ancora affermato (il mercato era praticamente limitato all’hardware, e i produttori facevano a gara a distribuire software gratuitamente, pur di vendere le macchine), negli ambiti universitari o laboratoriali possedere i codici degli applicativi in uso rappresentava la base per l’evoluzione stessa dell’informatica; nessuno avrebbe rivendicato diritti sulla propria opera se non in termini professionali di riconoscimento dei meriti e dei contributi individuali. La protezione e la chiusura dei codici era dunque un fenomeno del tutto «nuovo», e da combattere con determinazione.

Da Open non è Free, del gruppo Ippolita. È un libro copyleft, che sposa gli stessi ragionamenti del free software, quindi potete leggerlo, copiarlo e diffonderlo a vostro piacimento. Lo trovate qui.

Se vi interessa il tema, vi propongo anche un talk del mio amico Matteo Bini, che in occasione di Zona Warpa ci ha parlato del ruolo del free software nello sviluppo dei videogiochi. Il video, pubblicato su Peertube (una piattaforma open e free!), racconta tutta la storia in modo impeccabile.

Sono colpito anche da come aver intrapreso questo percorso di liberazione digitale mi abbia restituito la passione per l'informatica. I computer sono di nuovo emozionanti e mi sembrano una terra da scoprire, come quando ero piccolo. La ricerca della libertà, spesso, è la ricompensa di sé stessa.

Sto pensando a come documentare questo viaggio, nella speranza di ispirare altrx ad affrontarlo, ma nel frattempo consideratemi a vostra disposizione per qualsiasi domanda. Il sapere vuole essere libero. Aiutarlo è un atto sovversivo!

Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit


LIVELLO SEGRETO

A proposito di strumenti liberi, vi ricordo che fuori dal centro commerciale di Instagram c'è la bellezza del Fediverso. Se volete provarlo e non l'avete ancora fatto, vi invito su Livello Segreto, l'istanza che ho cofondato. Lì, ispirato dallo spirito di condivisione del software libero, ho provato a lanciare l'hashtag #SapereLibero, con l'obiettivo di condividere tra noi, gratuitamente, le cose che sappiamo fare, insegnandocele. Qui trovate il mio toot!


ZONA WARPA

Zona Warpa, la festa del videogioco ribelle e itinerante, tornerà il 21 e il 22 settembre a Milano. Hai sviluppato un gioco o conosci qualcunx che l'ha fatto? Vorresti esporlo gratuitamente e avere occasione di farlo provare a tantissime persone, stringendo nel frattempo alleanze con altrx dev? Partecipa a Zona Warpa! Scrivici a ciao@zonawarpa.it per prenotare un tavolo gratuito per il tuo gioco!


EVENTI IN ARRIVO

19 luglio - Milano, Cascina Occupata Torchiera - Concerto benefit per Agripunk, un rifugio antispecista che svolge un lavoro prezioso. Sarà un mix inedito: prima io con il Game Boy, poi un drag show!

La Settimana Sovversiva
illustrazioni di Gianluca Folì