Parliamo di bilanci.

È il momento di tirare le prime somme dell’avventura che ho intrapreso in questo 2024, quella dove ho sostanzialmente abbandonato il mio lavoro da traduttore, quello “sicuro”, per dedicarmi al 100% alla musica, all’organizzazione di eventi e all’assalto alle piattaforme. In particolare, vorrei concentrarmi sul fronte della produzione artistica e/o culturale. Cosa ho fatto? Cosa ho combinato? Sono soddisfatto? Per capire la portata della domanda, facciamo un salto indietro nel tempo.

Negli ultimi dieci anni, per quanto detesti il termine, ho fatto il “content creator”, ossia il creatore di contenuti. Ho iniziato per hobby, senza nessuna velleità se non quella di divertirmi e condividere le mie passioni. Tutto cominciò con Outcast Sound Shower, un podcast dedicato alla musica dei videogiochi che registravo con il mio socio Andrea Babich. Avevamo un seguito piccolo ma fedele e pubblicavamo una puntata ogni tre settimane, con calma, prendendoci tutto il tempo necessario per prepararla. Era di fatto un’ottima scusa per cenare e ascoltare musica insieme.

Poi venne la webcam. Per promuovere una delle serate di retrogaming che organizzavamo ai tempi, decidemmo di esplorare la via dello streaming, ai tempi ancora una novità. Ci fu subito chiaro come le trasmissioni in diretta, oltre a essere divertenti da fare, avessero un grandissimo potenziale, perché ci permettevano di raggiungere un pubblico più ampio e di sperimentare con nuovi format. Nel giro di poco tempo aprimmo un canale su Twitch e ottenemmo la tanto agognata “partnership”, ossia un accordo di monetizzazione concesso solo ai canali che raggiungono un pubblico consistente. Un successo? Una medaglia? Più passa il tempo, più ne dubito.

Per quanto lo streaming e la produzione culturale fossero il nostro hobby, i meccanismi della piattaforma erano decisamente lavorativi. La prima cosa che si scopre cercando su Internet “Come avere successo su Twitch” è che bisogna essere costanti: scegliere uno o più giorni fissi e strimmare sempre nella stessa fascia oraria, per fidelizzare il pubblico.

Se prima facevamo un podcast ogni tre settimane, ora trasmettevamo almeno due ore a settimana, con tutto lo sforzo logistico che ne consegue. Abbiamo iniziato a fare caso ai numeri, perché era la piattaforma stessa a metterli in primo piano: più attiri gente, più il canale cresce, più ti senti appagatǝ. Mi ci volle un po’ per accorgermene, ma tutto questo meccanismo era riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro. Ciò che era nato come semplice desiderio creativo aveva assunto i tratti di un impegno, con orari, scadenze e traguardi da raggiungere. E anche se ai tempi non avevo ancora gli strumenti per capirlo, quel sistema ci stava plasmando. Ci siamo divertiti, sia chiaro, e sono fiero di tutto quello che abbiamo fatto, perché l’abbiamo comunque fatto a modo nostro e rispettando i nostri valori, ma a un certo punto siamo diventati “content creator”. Generatori di contenuti.

Contenuti che vengono usati per vendere pubblicità, che allestiscono una vetrina che va rinnovata quotidianamente. Le opere rimangono, il content invecchia, o se non altro diventa obsoleto e finisce nello sconfinato dimenticatoio di Internet. E allora presto, bisogna farne altro, altrimenti i numerini calano e diventi irrilevante! E poi perdi tutto quello che hai costruito!

Sto facendo questo discorso su Twitch, ma potremmo applicarlo a Instagram, TikTok, YouTube e affini. Le piattaforme ci trattano come vending machine, invece che come artistǝ, e ci spingono verso ritmi produttivi a dir poco insostenibili, sia a livello fisico, perché il content non va mai in ferie, sia a livello artistico, perché la frusta della produzione costante non ci dà tempo di curare progetti di più ampio respiro (o, perché no, di sperimentare in altre direzioni).

Il progetto di Tele Kenobit vuole rispondere a questa domanda: cosa succederebbe se ci riprendessimo tutto? Cosa succederebbe se continuassimo a fare le cose che amiamo, ma su piattaforme autogestite e libere, dove la caccia ai numeri e alla crescita perenne lasciano spazio a un ragionamento che parte dalla qualità e dal benessere?

Mi rendo conto che è una premessa lunghissima, ma è fondamentale per ragionare concretamente sul bilancio di questo primo quadrimestre.

Il primo dato è che sono felice. Curare Tele Kenobit mi ha dato una sensazione di libertà creativa che non provavo da anni. Sarà che non c’è pubblicità, o forse l’assenza di quell’obiettivo invisibile e irrealistico della crescita costante, che ti spinge a misurare il piacere di fare le cose con il numero di spettatori. Era tanto che non creavo per il gusto di creare. È bellissimo.

Il secondo è che ho fatto delle cose di cui vado fiero, pensate per durare anche oltre la brevissima data di scadenza del content. Non abbiamo fatto video usa e getta, ma trasmissioni che, credo, avranno un senso anche tra anni. Invece di buttarle su YouTube, dove sarebbero affogate in un mare di altri video, sono sulla nostra Videoteca, che poi è un’istanza di Peertube. Sono fierissimo dei film, dei concerti e delle persone eccezionali che ho intervistato in Nuovo Baretto Utopia. E non dimentichiamo Jonathan Dimensione AESTHETICA, per il quale non sarò mai abbastanza grato al Dottor Pira e a Michele Sala.

Insomma, sono soddisfatto e felice di questo primo quadrimestre. Sento che ho fatto qualcosa di mio, che non mi potrà togliere nessuno, sul quale potrò costruire in futuro, senza ansia o stress.

Ora, con l’arrivo dell’estate, di Zona Warpa e della stagione dei concerti rallenterò i ritmi di Tele Kenobit, con due obiettivi precisi. Anzi, tre:

  1. Valorizzare quanto fatto nel primo quadrimestre. Ho intenzione di creare playlist, percorsi, e in generale di comunicare bene ciò che potreste esservi persǝ;
  2. Rallentare la programmazione, sia per andare incontro ai ritmi dell’estate, sia per prendermi il tempo di preparare una nuova stagione all’altezza della prima;
  3. Scrivere! L’obiettivo dell’Assalto alle Piattaforme è documentare queste esperienze e diffondere il sapere necessario a replicarle. È il momento di finire la zine, scrivere sul blog, scrivere il libro, etc.;
  4. Riposare. Non siamo macchine, siamo esseri umani. L’ozio è una fase necessaria della creatività e ho tutta l’intenzione di riprendermela.

Mi rendo conto che è stata una newsletter più lunga del solito, quindi vi ringrazio per avermi ascoltato. Avete qualcosa da dirmi su questi primi mesi di Tele Kenobit? Critiche, consigli, abbracci, insulti?

Rispondete a questa mail e fatemelo sapere!
Buona Settimana Sovversiva!
Kenobit

APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA

Questa settimana ho un appuntamento con il mio orto. Pianterò i pomodori, le melanzane, le zucchine a trombetta e i peperoni. Non ci sono concerti né eventi in programma, solo tanta voglia di riposarmi (anche perché tra poco inizia Zona Warpa, che toccherà Roma il 10 e l'11 maggio e Bari il 17 e il 18).